C’era una volta, e per l’ennesima volta, un desiderio: i desideri sono come i fantasmi, infatti di solito dove ci sono gli uni, ci sono anche gli altri, e chi non esprime gli uni, non vede gli altri.
Una volta, ma forse anche più di una, nel Castello sul mare di un paesino senza nome, viveva un fantasma: si chiamava Amore, e oltre alla croce tipica di tutti i fantasmi, cioè quella di non essere visto (che però permetteva di fare divertentissimi scherzi), ne aveva un’altra: quella di vedere (che permetteva di fare scherzi solo a se stessi).
Egli vedeva in particolare come Tutto (e sopra, anzi sotto, Tutto le persone) in quel paesino fosse scolorito, ma, essendo un fantasma, non aveva in sé la forza per colorare le cose: vedeva in sé, infatti, la trasparenza della luce, ma non il colore… Si ricordò allora di aver sentito parlare due turisti venuti a visitare il castello a proposito di un bravissimo pittore che, oltre Tutto, vedeva i fantasmi! Proprio quello che aveva sempre desiderato! Nessun pittore, infatti, per quanto colorato, l’avrebbe potuto aiutare, se non l’avesse visto. E questo era il motivo per cui sino a quel momento era stato trattenuto dal lasciare il suo castello e compiere quel viaggio… Certo, questo ve lo sto dicendo io: il fantasma non avrebbe mai ammesso di restare nel castello per paura di non essere visto: non avrebbe mai ammesso la malinconia dei voli, che aveva imparato a chiamare “Libertà”, i capogiri nelle stanze, che aveva imparato a chiamare “sogni”, e sopra, anzi sotto, Tutto, non vi avrebbe mai mostrato quella stanza chiusa, senza nome… quella, per intenderci, dove non arrivavano le carezze… Ma tanto, dimenticavo, voi non vedete neanche le stanze aperte.
Insomma, quella volta, ma forse pure quell’altra, il fantasma si decise a partire: cammina cammina, anzi vola vola, arrivò nella Villa dove viveva il Pittore… Cammina cammina, anzi vola vola, arrivò nella Vita dove villeggiava il Pittore… “E se non mi vedesse?”, pensava appena il fantasma, salutando i tanti compagni residenti che gli venivano incontro, e conquistato dal colore Tutto intorno, che completava la sua naturale trasparenza, facendola brillare ed esistere davvero. (Certo, anche lì capitavano cose senza luce e senza colore, ma erano loro a diventare sempre più invisibili fino a scomparire, non i fantasmi!).
Il fantasma era fuori di sé dalla gioia, al punto che quando, finalmente, arrivò il pittore e, guardandolo, gli chiese con estrema gentilezza: “Siete voi il fantasma venuto dal castello sul mare?”, rispose: “In carne e ossa!”. “Lo vedo, lo vedo!”, sorrise il pittore stringendogli la mano (o qualcosa del genere, non andiamo troppo per il sottile). Allora Amore spiegò al pittore di avere bisogno del suo aiuto per colorare il castello, il mare, il paesino e sopra, anzi sotto, Tutto, le persone: il fantasma avrebbe messo la trasparenza, il pittore il colore… e la trasparenza nel colore e il colore nella trasparenza avrebbero fatto la magia (o qualcosa del genere).
Il pittore voleva evitare di lasciare la sua villa e compiere quel viaggio… Nessun fantasma, infatti, per quanto trasparente, l’avrebbe potuto aiutare a togliersi le sue maschere, se le avesse viste. Certo, questo ve lo sto dicendo io: il pittore non avrebbe mai ammesso di restare nella villa per paura di essere visto: non avrebbe mai ammesso lo struggersi delle ombre, che aveva imparato a chiamare “Tempo”, le vertigini nei giardini, che aveva imparato a chiamare “giochi”, e sopra, anzi sotto, Tutto, non vi avrebbe mai mostrato quel giardino segreto, senza nome… quello, per intenderci, dove non arrivavano le carezze… Ma tanto, dimenticavo, voi non vedete neanche i giardini non-segreti.
Alla fine, quella volta, nonostante Tutto, il pittore si decise a partire: cammina cammina e vola vola, il fantasma e il pittore furono attratti lungo la via da un brillio azzurro nella terra, che spiccava sul grigio generale: “Com’è bello il tuo azzurro! Chi sei?”, chiese il pittore.
“Sono Aci, e il mio Azzurro viene dal Rosso: dopo essere stato ucciso da Polifemo accecato dalla gelosia, ho continuato a far scorrere il mio amore: ora il mio unico desiderio è raggiungere il mare per riabbracciare Galatea.”
“Allora unisciti a noi: stiamo andando verso il castello sul mare che già si comincia a intravedere: il tuo azzurro vivo ci farà da guida”…
Aci disse di sì con naturalezza: conosceva sia Amore sia Morte, sapeva bene chi dei due fosse il più forte, e quindi non aveva paura di nulla. (E questo ve lo dico sempre io perché a lui non piaceva vantarsi).
Cammina cammina, vola vola e scorri scorri, i tre arrivarono finalmente al castello sul mare: Aci inazzurrò il mare candido riabbracciando Galatea, il fantasma Amore (che ogni tanto a qualcuno capita di vedere) illimpidì il cielo, e il pittore consumò tutti i colori per le cose che si trovavano tra il mare e il cielo, castello compreso… per le persone la storia è un po’ più complicata, ma qualche pennellata arrivò anche a loro.
Dopo una giornata di intenso lavoro, quando il rosso cominciava a venire nell’azzurro, Amore disse ai suoi due Amici: “Vediamo chi arriva prima all’orizzonte”… e iniziò a volare; Aci lo seguì subito scorrendo più veloce che poteva, il Pittore si mise a inseguirli di slancio e di corsa… dimenticandosi di non sapere né volare né nuotare.
Non si è mai capito chi vinse quella gara innamorata e indiavolata, e per questo motivo, nel luogo colorato da Aci, da Amore e dal Pittore, che dal quel giorno venne chiamato Aci Castello, il mare e il cielo sembrano Tutt-ora fusi nell’Azzurro, ed è impossibile vedere l’orizzonte… che, del resto, è a sua volta un’illusione…