Cattura la luce
e svuota
tutte le ampolle di senno.
Raggi
nell’alabastro delle ali
crescono a sogni di volo
angeli,
non smorte mani
imprigionate nel bitume,
senno che graffia
lune di pietra.
Fra poesia e filosofia
I cavalieri, si sa, sono nati per compiere missioni impossibili, ma… col senno di poi… non sempre il gioco è valso la candela.
Astolfo, ad esempio, quella volta, nonostante gli sforzi ammirevoli, non ci ha reso esattamente un buon servizio: il senno non libera sogni e sulla terra (e probabilmente anche oltre) solo dietro un sogno si impara a volare.
Il paladino, però, se vuole, può rimediare: torni sulla luna e ce ne porti indietro la luce, la luce dei sogni che spinge in alto gli uomini (e gli angeli).
Il senno può creare geometrici, asfittici labirinti e avere il livore del bitume e la durezza della pietra che non conosce lo stupore ebbro della vita.
E poi, dove vivrebbero cavalli e cavalieri senza la “follia” luminosa dei poeti?