È finita… in musica! (Apollo e Pitagora)

Apollo
©Phillip Martin

Pitagora, ormai vecchio e un po’stravagante, si trascinava a fatica per le vie di Metaponto, con una bisaccia sulle spalle piena di numeri.
Questi risentivano dei movimenti talvolta bruschi dell’onorabile vecchio e, soprattutto, si sentivano soffocare, chiusi in uno spazio così angusto, condannati a un perenne e inutile rimescolamento, per cui emettevano interminabili lamenti.
Ma, in un bel mattino di inizio estate, il vecchio filosofo s’imbatté nel dio Apollo, in vacanza da quelle parti, il quale, orecchio fino, chiese con preoccupata curiosità cosa fossero mai quei suoni così lacrimevoli e scomposti provenienti dalla sua bisaccia.
“Sono i numeri”, rispose Pitagora, “che, mescolandosi continuamente a caso, si affaticano e, perciò, non smettono di lamentarsi”.
“Ho un rimedio per loro”, rassicurò premuroso il dio e, poggiata a terra la sua lira, invitò i numeri a disporsi ordinatamente sulle corde dello strumento; quindi, al lieve tocco delle dita di Apollo, essi smisero di piangere e cominciarono a emettere suoni nuovi e armoniosi, che il dio, lieto, chiamò “musica” e rese immortali.

Ragazzi al mare

Spruzzi
©Sebastiano Irrera, 2014

I ragazzi
alti
sugli scogli
sono divinità di bronzo

-impossibile
la morte
e il paradiso-

Ai loro piedi
scoppiano
d’azzurro
le onde

 

 

Giovani dèi

La giovinezza scoppia di luce simile a quella sprigionata dalle onde di un mare estivo, ed è immortale, almeno…vista dalla riva, sospesa fra due azzurri

Portella della Ginestra

Portella della GinestraAnime
incarcerate
nella pietra

terra odorosa
e violata

Se s’allontana
fra le ginestre
il canto consueto
del vento

vi interrogo
muta

nel silenzio

della roccia.

 

 

La voce delle pietre

Anche l’anima rischia di diventare pietra fra le pietre insanguinate di Portella, ma è appena passata la voce del vento fra le ginestre e, forse, ora le anime possono parlare.
È necessario, però, il silenzio, per ascoltarle.

Il Dante del giudizio

Tutti vogliono ammazzare il gattopardo… ma, se a carnevale la democrazia è in ballo, meglio buttare giù la maschera e sputare il rospo…

TROVA LE DIFFERENZE

Bella Italy (generosa genitrice di uomini della Provvidenza)

RenziNel ballo, bello,
sembra un birillo;
nella bolla, brillo:
quasi quasi bullo?

Serva Italia (il rimbrotto del solito concittadino invidioso e brontolone)

Molti rifiutan lo comune incarco;
ma il popol tuo solicito risponde
sanza chiamare, e grida: “I’ mi sobbarco!”
(Dante, Purgatorio VI)

 

PASSI FALSI

RospoIl rospo damerino
con un gran bell’inchino
faceva un figurone
da dietro il mascherone.

Così posava ormai
per vincere i suoi guai,
mirando sempre in alto
in vista di un bel salto.

Ma un giorno fece troppo
e capitò l’intoppo:
ricadde nello stagno
perdendoci il guadagno.

 

CANZONETTA DOUBLE-FACE
(Allegro… ma non troppo)

“È necessaria la stabilità…”;
“vi promettiamo che cambierà…”:
stabilità se il potere c’è già,
per chi vi aspira…meglio cambiar!

Le strade del mio paese

Spadafora
©Sebastiano Irrera, 2014

Le strade corrono
come un bambino
ad abbracciare il mare,

scrigni del tempo
che soffiano parole.

Ricordo che di lì
un giorno

fra due ali di stelle

è passata
la mia giovinezza

 

 

La voce delle strade

Le strade sono ricche di voci che non provengono solo dal presente e il loro snodarsi non avviene solo nello spazio, ma anche nel tempo: fra i loro sassi “s’incrociano” le stagioni della vita.