La notte dei Malavoglia

La terra trema
La terra trema (1948) di L. Visconti

Ombre
chinate
sull’abisso

affanno
impietrito
della riva

quando il vortice
schianta
gli scogli

e la Puddara[1]

 


[1] Stella polare (termine dialettale usato da Verga).

 

 

Nero Malavoglia

Nero notte, nero mare, nero sciara, nero abisso, nero cuore, nero morte, nero di stelle capovolte, come barche o speranze.

 

 

 

 

 

 

Visita a Vizzini (a G. Verga)

Palazzo Trao
Il fuoco! Avete il fuoco in casa! Aprite, don Ferdinando!

Ho bussato ai tuoi antichi
palazzi assonnati

e non fantasmi
ma anime fraterne
sono venute incontro

dolorose
al mio volto
sferzato dallo scirocco

nella pena immobile
di questo inferno
rassegnato

come le pietre del campanile
o la vallata
stanca
del pianto della civetta

 

 

Alle porte dei poeti

Le porte dei poeti custodiscono la vita: basta un tocco e le ombre ritornano indietro vivificate come al suono della cetra di Orfeo, per raccontarci, antiche Sibille, il nostro destino.
Esso si ripete uguale e doloroso, in uno scenario naturale, che ne è, al contempo, simbolo e muto testimone.

Ad A. Merini

A. Merini
Sono nata il 21 a primavera

Menade di un canto
senza pause,
come da cocci
di un antico vaso

sale

la danza ebbra
dei tuoi passi

lievi
le ferite si smemorano
nelle braccia del dio

 

 

 

Le braccia del dio

La fragile creatura di dolore incontra la “follia” del dio, nella cui danza vorticosa prende la prima forma il suo spasimo interiore. L’impeto della pena sembra dominare ritmi e movenze, ma ne resta, alla fine, catturato, “purificato” in elemento sacrale, per sempre compiuto ed inoffensivo, come nel respiro eterno ed immobile di un’antica urna.
Non di Dioniso, dunque, ma di Apollo, taumaturgo e poeta, sono le braccia che offrono il riparo di una miracolosa leggerezza alla fascinosa sirena stanca.

Neve e comete

Girl beside a stream
©Arthur Rackham, 1920s

Non porta alle comete
la scia del desiderio.

Cercherò di attraversare la neve
fino alla tua soglia.

 

Distanze di cielo e di terra

Il desiderio può avere l’intensità della luce, ma seguire un percorso non necessariamente ascensionale, come quello di una fiamma, e restare distante dalla rassicurante certezza delle stelle.
Il suo cielo è una soglia da raggiungere e varcare, con la forza ostinata della sua pena, attraverso il rischio e la fatica di un immenso deserto bianco, contraltare doloroso dello spazio celeste negato, oltre il quale può trovarsi il risarcimento di una umana salvezza, ma anche la perdita totale di sé e la definitiva dannazione.

La stella e la neve

A Midsummer Night's Dream
©Arthur Rackham, 1908

In una sera d’inverno, la neve si lamentava della sua solitudine: non un bimbo, non un fiore, non un musetto di animale. E nemmeno un alito di vento.
Dallo sconforto, cominciò a sciogliersi in pianto e diventò, così, un laghetto fresco e grazioso.
All’improvviso, nel piccolo specchio d’acqua, si affacciò curiosa una stella e si mise allegramente a giocare.
La neve cessò di piangere e, ridivenuta compatta, tenne per sempre la stella stretta fra le sue braccia e non rimase mai più sola.
Soltanto nelle notti di primavera, quando la neve corre verso il mare, la stellina torna a casa sua, in cielo, arrampicandosi sui rami di un vecchio albero amico.

Una freddissima sera di Febbraio