Alice clandestina (via mare)

Alice Dai semi distratti
per fede crescono sogni

sento il disincanto caldo
sulla radice di nuvola

e tu attendi
un’altra pioggia

dentro la bottiglia

 

 

Infiniti d’acqua

Lasciamo al lettore decidere se l’acqua (elemento vitale per eccellenza) cancelli o trasporti i messaggi nella bottiglia della poesia, oltre i cartoni del desiderio e dell’identità.

Alice clandestina (via cielo)

Suspension of Disbelief
©Duy Huynh, 2012

La strada nei piedi
e il cuore in testa

Razionalità prendi il largo
lascia in me solo il sogno

Sospinta dalla fantasia
muta la bocca
gitana la mano

Raggiungo mete di confine
al limite del limite
torno in me
e riscopro le possibilità

Come un’Alice clandestina
naufrago su lidi inesplorati
Sapranno accogliermi?

Squilla l’immaginazione
vale la pena rispondere.

 

 

Abbandonarsi

La realtà quotidiana non è il solo dei mondi (e modi) possibili dove vivere la propria vita che spesso ha urgenze alternative, come quella di alienarsi nel luogo della fantasia dove, attraverso il pensiero o la penna, è possibile anche redimersi.

Visita a Vizzini (a G. Verga)

Palazzo Trao
Il fuoco! Avete il fuoco in casa! Aprite, don Ferdinando!

Ho bussato ai tuoi antichi
palazzi assonnati

e non fantasmi
ma anime fraterne
sono venute incontro

dolorose
al mio volto
sferzato dallo scirocco

nella pena immobile
di questo inferno
rassegnato

come le pietre del campanile
o la vallata
stanca
del pianto della civetta

 

 

Alle porte dei poeti

Le porte dei poeti custodiscono la vita: basta un tocco e le ombre ritornano indietro vivificate come al suono della cetra di Orfeo, per raccontarci, antiche Sibille, il nostro destino.
Esso si ripete uguale e doloroso, in uno scenario naturale, che ne è, al contempo, simbolo e muto testimone.

Aurore e altre storie

Rebirth
©Duy Huynh, 2013

Ogni giorno mi cadono
tutte le foglie
freddo nei rami vita nelle gemme

ogni giorno sorprende
riti di rinascite

tra focolari e fiabe
a riparo dei tuoi sogni
e la mia fioritura
col tetto scoperto
di letteratura…

Non sai da quante piogge nascono
le parole date,
e appena appena iniziano il viaggio…

C’era

un’altra volta

 

 

Tempo di poesia

Nel racconto poetico si mescolano di continuo le carte del “noto” e del “nuovo”: a disporre soglie di meraviglia sulla scala dei giorni, a trasformare i tetti fiabeschi dell’infanzia in consapevole esposizione a piogge di sogni; in consapevole, ma ancora lieve, dono di parole… A rinnovare in giri magici reali il viaggio, e le stagioni, della vita.

Ad A. Merini

A. Merini
Sono nata il 21 a primavera

Menade di un canto
senza pause,
come da cocci
di un antico vaso

sale

la danza ebbra
dei tuoi passi

lievi
le ferite si smemorano
nelle braccia del dio

 

 

 

Le braccia del dio

La fragile creatura di dolore incontra la “follia” del dio, nella cui danza vorticosa prende la prima forma il suo spasimo interiore. L’impeto della pena sembra dominare ritmi e movenze, ma ne resta, alla fine, catturato, “purificato” in elemento sacrale, per sempre compiuto ed inoffensivo, come nel respiro eterno ed immobile di un’antica urna.
Non di Dioniso, dunque, ma di Apollo, taumaturgo e poeta, sono le braccia che offrono il riparo di una miracolosa leggerezza alla fascinosa sirena stanca.